martedì 1 novembre 2011

Mad Season – Above



Uno dei supergruppi rock meno conosciuti ma in compenso più interessanti della scena grunge americana di metà decennio 90, i Mad Season lasciarono agli annali solamente due lavori e un contributo per una compilation di tributo a John Lennon (con una cover di “I Don't Wanna Be A Soldier”) : il primo, “Above”, è un meltin pot di sonorità moderne e classiche, che spazia dall'acid blues alla psichedelia, ricamando con testi e accortezze puramente “grunge” il tutto; Il Live At The Moore è l'ottima dimostrazione di come il gruppo fosse compatto e ben congeniato per la dimensione live. Nati nel 1994 da un'idea di Mike McCready (chitarra, Pearl jam) e John Baker Saunders (bassista blues navigato che vantava varie collaborazioni – The Walkabouts) incontratisi in una clinica di riabilitazione dalle droghe, vantavano la presenza alla batteria di Barrett Martin (Screaming Trees, ma anche i devastanti Skin Yard di Jack Endino) e niente meno che il vocalist degli Alice in Chains, Layne Staley, in pausa momentanea dopo la pubblicazione di “Jar Of Flies” (vedi recensione sul blog). Concentriamoci su Above.
L'LP parte con Wake Up, una lenta litania da dopo sbornia: l'intro di basso ci rapisce già dalle prime note fino all'entrata in scena molto pacata di Layne Staley, evocativo come sempre. Il brano vanta un assolo straziante, blues e sanguigno. Passati per la sfuriata psichedelica di “X-Ray Mind”, dalla batteria quasi tribale, si arriva alla vera chicca del disco, “River Of Deceit”. Ballata dolcissima e introspettiva, “rappresenta quello che è il vero spirito del gruppo” (parole di McCready), prende ispirazione da uno dei libri letti da Staley in quel periodo (The Prophet di Khalil Gibran) ed è quasi ipocrita da parte dell'ascoltatore non leggere i riferimenti alla dipendeza, che bene o male legavano un po' tutti i membri del complesso. Tossici visionari, quasi poeti maledetti, I Mad Season toccano alte cime artistiche anche con Long Gone Day, che vanta la partecipazione di Mark Lanegan (sempre Screaming Trees, come Martin). Le prestazioni vocali dei due sono esemplari.



La carica esplosiva grunge prende il sopravvento su due tracce carichissime, rudi e vagamente garage: “I Don't Know Anything” e “Lifeless Dead”. La prima (anche singolo) è il simbolo della parabola del grunge, l'ultimo grido straziante di un genere ormai destinato ad un evitabile caduta. Riguardo a quest'ultimo pezzo sono consigliatissime due versioni: la prima per Self Pollution Radio (il video è facilmente trovabile), radio con musica “live in studio” a Seattle, con base sotto l'abitazione di Eddie Vedder e gestita da lui; la seconda del Live At The Crocodile 1994, famoso locale sempre della città di Washington. (ancora rintracciabile, con tanta pazienza, il bootleg).


La storia dei Mad Season è comunque molto breve: Layne Staley ricadrà nell'incubo della sua dipendenza, lasciando sempre meno tracce di se fino a scomparire del tutto nell'Aprile del 2002 (poco prima ricordiamo la collaborazione con Tom Morello, tra gli altri, nel brevissimo progetto Class of 99). Intorno al 1995 giravano voci riguardo alla possibile entrata al posto di Staley di Mark Lanegan come vocalist, (considerata già l'amicizia col gruppo e la collaborazione in Long Gone Day) ma questa speranza verrà distrutta con la morte di John Baker Saunders nel 1996, per overdose da oppiacei.

Il passaggio dal grunge al post grunge è segnato senza dubbio dalla toccata e fuga dei Mad Season, che hanno voluto dare il loro parere riguardo alla fine dell'espressività del genere (in poco più di un anno) prima di scomparire per sempre. Consigliato.

Voto: 7,5/10


Andrea Befera

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